Le Langhe (Langa in piemontese) sono una regione storica del Piemonte, situata a cavallo delle province di Cuneo e Asti, confinante con altre regioni storiche del Piemonte, ossia il Monferrato e il Roero, e costituita da un esteso sistema collinare definito dal corso dei fiumi Tanaro, Belbo, Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno. Essa si può suddividere in:
Bassa Langa: zona compresa fra il Tanaro a nord e il Belbo a sud, con quote genericamente inferiori ai 600 m; è la zona dell'Albese, dei vini e del tartufo (rinomato il bianco di Alba).
Il 22 giugno 2014, durante la 38ª sessione del comitato UNESCO a Doha, le Langhe sono state ufficialmente incluse, assieme a Roero e Monferrato, nella lista dei beni del Patrimonio dell'Umanità.
L'etimo del nome langa (che in piemontese indica proprio la collina) è incerto. Dante Olivieri aveva proposto in un primo momento un accostamento alla voce lombarda lanca,[2] ma poi ha aderito[3] alla proposta di Giulia Petracco Sicardi che, partendo dall'etnico ligure *Langates, ha ricavato una base *langa riferito alla posizione del castello o al castello stesso dove vivevano queste popolazioni.[4] Nino Lamboglia invece propende per un accostamento a una base non indoeuropea *lanka, che si riscontra anche in Langobriga (città iberica), dal probabile significato di "conca, avvallamento" e da questo "zona collinare".[2] Un documento del X secolo parla di Langarum. Nel XIV secolo nella Cronica Imaginis Mundi di Iacopo d'Acqui c'è scritto «in muntibus Albe, ubi dicitur Langhe».[2]
Oligocene: nell'epoca in cui compaiono le prime scimmie antropomorfe, il Piemonte, come tutta la Pianura padana, è coperto dal mare; questo "bacino terziario piemontese", confina a sud con i sistemi cristallini delle Alpi Marittime e con il basamento di quello che sarà l'Appennino. In particolare, è probabile che l'origine dell'Appennino ligure e dei sistemi collinari ad esso connessi (le Langhe quindi), sia collegato al fenomeno dello sfenocasma ligure, o sardo-corso: rotazione avente per perno il Golfo di Genova e responsabile dell'allontanamento dalle coste provenzali della Corsica e della Sardegna.[5]
Miocene: il piano più antico del Miocene è l'Aquitaniano, a cui appartengono i paesi dell'Alta Langa. Alla fine del Miocene, il Mediterraneo è ormai un mare praticamente isolato dall'Atlantico; l'evaporazione, non compensata dai riflussi atlantici, porta alla formazione di notevoli banchi evaporitici (gessi) e all'emersione delle basse colline di Langhe e Monferrato. Nei gessi presenti fra Cherasco, Guarene, Castagnito e Magliano, si trovano banchi di marne ricche di fossili marini e vegetali, prova di un clima praticamente tropicale.
Pliocene (5 Ma): una nuova trasgressione marina, dovuta a movimenti separatori presso Gibilterra, risommerge il Piemonte ad esclusione proprio delle Langhe e del Monferrato, separati dal Bacino Pliocenico Astigiano, braccio di mare poco profondo che aveva come limite occidentale il golfo di Cuneo. Le sabbie plioceniche restituiscono scheletri di mammiferi sia marini che terrestri. Il Pliocene segna la transizione fra Era Terziaria e Era Quaternaria, in questo periodo si ha la definitiva scomparsa del “mare Piemontese”, che lascia il posto a una vasta pianura, per molto tempo paludosa, in cui, a seconda delle oscillazioni climatiche, troveranno il loro habitat elefanti, cervi, mammut, iene e ghepardi.
Quaternario: le progressive spinte verso nord del continente africano provocano il lento sollevamento del territorio, disegnando gli attuali sistemi collinari; il raffreddamento del clima porta all'alternanza di periodi aridi e periodi umidi nel corso dell'anno. Ormai siamo nella nostra era; l'ultimo grande contributo geologico lo daranno le glaciazioni, rimodellando la struttura delle Alpi e delle Prealpi con le loro morene. La bassa altitudine delle Langhe non ha consentito l'avanzata dei ghiacciai, ma sono presenti accumuli di löss, limo argilloso prodotto da fenomeni di erosione, trasportato a grandi distanze dai venti impetuosi che spazzavano la pianura.
Il neolitico arriva nel corso del V millennio a.C. Nell'età del ferro dominano le tribù Liguri degli Epanteri e degli Stazielli, che, in seguito alle migrazioni galliche, formano la cultura celtoligure. Furono sottomessi dai romani nel 179 a.C., ma solamente con Augusto si può parlare di un vero processo di romanizzazione.
Durante il periodo carolingio fanno parte della Marca Aleramica, il cui primo titolare, Aleramo, contribuì a liberare il Piemonte e la Liguria di Ponente dai pirati musulmani. Alcuni territori rimasero in diretto possesso degli Aleramici fino al XVIII secolo, quando passarono al Regno di Sardegna.
Tra il XIX secolo e l'inizio del successivo, le Langhe conobbero un forte degrado e un'estrema povertà (come ci raccontano le testimonianze raccolte da Nuto Revelli ne Il mondo dei vinti), seguito da un progressivo spopolamento a favore delle città industriali (soprattutto Torino e Savona). Altre testimonianze interessanti si trovano nelle opere di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio.
Nel corso degli anni novanta, un rinnovato interesse per il mondo agreste, ha portato alla ristrutturazione (spesso operata da stranieri) di cascine e castelli, riconvertiti in agriturismi, bed and breakfast e musei etnografici; all'investimento in produzioni agricole d'eccellenza e all'interesse per il turismo. Oggi l'Albese è una zona ricca e competitiva.
Nelle Langhe si parla un dialetto della lingua piemontese molto particolare, ricco di influssi liguri e di arcaismi: il langarolo (in piemontese langareul o langhèt).
Oltre che per la spiccata operosità nel terziario, la zona si distingue per la sua rinomata produzione vinicola: celebri in tutto il mondo sono i vini prodotti nelle Langhe, in particolare i rossi, tra cui spiccano:
Altrettanto celebre il Tartufo bianco di Alba, per il quale ogni anno si tiene nell'omonima città una fiera appositamente dedicata che richiama numerosissimi visitatori anche oltre i confini nazionali.
Ovunque si coltiva la nocciola Tonda Gentile delle Langhe, resa famosa dai prodotti della Ferrero di Alba.
Numerosi anche i formaggi DOP, primo fra tutti la Robiola di Roccaverano.
Da alcuni anni la zona è celebre meta di turismo enogastronomico grazie ai suoi eccellenti prodotti e anche artistico-culturale grazie alla bellezza deipaesaggi e alla presenza di antichi castelli e monumenti in quasi tutto il territorio.
Questi fattori hanno permesso alle Langhe l'entrata, nel 2014, tra i beni naturali protetti dall'UNESCO.
La Bassa Langa ha un clima tipicamente padano, sebbene temperato nelle temperature massime sui rilievi. Nella pianura di Alba, invece, non sono rare temperature massime superiori ai 30 °C nel trimestre estivo.
Nell'Alta Langa il clima può definirsi appenninico con influssi padani. Le estati sono generalmente più fresche e ventilate che in Bassa Langa (media di luglio intorno ai 20 °C gradi sui rilievi); gli inverni sono freddi nelle valli (sono frequenti minime di −5/−10 °C anche nell'entroterra savonese) e più miti sui colli (media delle minime intorno agli 0 °C). Sono molto frequenti le inversioni termiche a causa della differenza di insolazione.
Le precipitazioni annue variano dai circa 800 mm di Alba ai 1100 dello spartiacque appenninico. Il regime pluviometrico è sublitoraneo, con un minimo principale estivo (luglio) e uno secondario invernale; il massimo assoluto è autunnale, mentre le precipitazioni primaverili tendono ad essere molto variabili a seconda degli anni. Tra giugno e luglio, specie dopo una primavera avara, è frequente il rischio di aridità (accentuata anche dal clima secco e ventilato). Nel trimestre estivo è comunque garantita una precipitazione media di circa 100–150 mm (spesso concentrata in pochi violenti temporali, anche accompagnati da grandine).
A volte però, in estate, specie nei mesi di maggio, giugno e luglio può soffiare un vento, chiamato "marin" che porta un po' di fresco in alta quota, in quanto l'aria che arriva da sud risente del mar Ligure ancora freddo.
Le Langhe, nonostante siano uno dei punti in cui l'Appennino si avvicina di più al mare, sono molto nevose, con una media annua di 50–100 cm anche a bassa quota e una permanenza al suolo di oltre 30 giorni. Tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito a una seria riduzione delle precipitazioni, anche nevose, soprattutto a partire dalla tarda primavera, e ad aumento dell'intensità giornaliera autunnale (il 15 settembre 2006 sono caduti oltre 100 mm di pioggia nelle 24 ore).
Secondo la classificazione del Köppen, infine, tutta la zona al di sopra dei 500 metri circa di altitudine è compresa nella categoria Cfb; per contro le terre al di sotto di questa altitudine sono comprese nella categoria Cfa.
[Fonte: Wikipedia]